presentazione...

"La persona disabile è un individuo. Con una propria identità. Con una propria connotazione. Con delle caratteristiche proprie. Lui ha sempre saputo non solo di essere portatore di una disabilità, ma anche di essere innanzitutto una persona. E' ora che lo impariamo anche noi. (...)
Arriva in carrozzina, ma non è la carrozzina. Ha splendidi occhi azzurri, è un mago co i video game, usa il computer come pochi e sa fare un sacco di altre cose che non si vedono..soprattutto se lo sguardo si ferma alla carrozzina. "


tratto dal libro "Per chi suona la campanella?" di Vito Piazza

martedì 4 febbraio 2014

Testimonianza di un volontario

Ciao,
mi chiamo ION e voglio raccontarvi la mia storia per farvi capire l'importanza di aiutare gli altri.
Sono un ragazzo di 18 anni, vengo dalla Moldavia e circa un anno fa ho cominciato a frequentare il centro diurno La Tenda di Montegrotto.



All'inizio ho preso questa esperienza con molta superficialità, senza rendermi conto dell'impegno che ci si deve mettere. Quando incontravo una persona disabile, ad esempio per strada, la guardavo con occhi diversi rispetto a come guardavo una persona "normale", ignorando il fatto che loro sono uguali a noi, anzi, forse migliori. Con l'aiuto e il sostegno di tutte le persone  che ci lavorano e che mi hanno trasmesso la loro dedizione ed entrando sempre di più in contatto con loro, ho imparato a conoscerli e ad apprezzarli; sono persone tanto fragili, che non hanno bisogno solo di essere aiutate fisicamente, ma sopratutto di ricevere affetto. Io ce la sto mettendo tutta, basta davvero poco: un piccolo gesto per noi, un abbraccio o una parola, ha per loro un valore immenso. Molti ragazzi della mia età si rifiutano di avvicinarsi a loro o addirittura li prendono in giro, non capendo quanto essi soffrano per questo. Altri invece fanno vedere troppa compassione nei loro confronti è associano parola "disabile" l 'aggettivo "poverino/a", rendendolo stabilmente inferiore e subordinato.
Io  penso che si debba trovare un giusto equilibrio, aiutandoli senza però smettere di vederli come persone NORMALI, perchè è questo che sono: uguali a noi.



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